venerdì 21 agosto 2009

Vespa su Santoreggia [Vespula vulgaris (?)] e vespula germanica





La vespa e le tenebre


La vespa (Vespa, genere delle varie specie di insetti imenotteri aculeati della famiglia Vespidae) ha ispirato simboli opposti all'ape perchè non produce né miele né cera e la sua arnia, tranne quella della cartonia, è costruita sotto terra, in quelle tenebre che simbolicamente indicano il disordine, la confusione, il male: tant'è vero che si dice «cadere in un vespaio» quando si affronta un ambiente ostile, dal quale si ricevono danni, sevizie, soprusi, ferite.
Nella tradizione cristiana il vespaio ha simboleggiato anche che le sette eretiche che anticamente, quando la Chiesa poteva usare contro di loro il potere temporale, si celavano nell'ombra.
Nel mondo classico invece il simbolismo della vespa non era cos' univoco sebbene prevalesse quello negativo. Nel Libro dei sogni Artemidoro sosteneva che preannunciasse uomini perversi e crudeli. A sua volta Aristofane paragonava i vecchi giudici ateniesi alle vespe, alludendo alla loro ferocia e al potere sovrano e illimitato che esercitavano:«Ecco subito è teso il pungiglione acuto, la nostra arma» proclama il coro nella commedia Le vespe (http://it.wikipedia.org/wiki/Le_vespe_%28Aristofane%29). E soggiunge in un altro in un altro passo: "Se qualcuno di voi spettatori nel vederci si meraviglia che abbiamo la vita sottile come quella di una vespa e domanda che cosa significa il pungiglione, glielo spiegheremo facilmente anche se prima non ne sapeva nulla. Noi che portiamo questa appendice siami i soli veri Attici autoctoni (il termine autoctono indica l'appartenenza di qualcosa o di qualcuno ad un luogo)
, razza arditissima che ha salvato la città dalla guerra, quando il barbaro la incendiò e soffocò nel fumo sperando di distruggere a forza i nostri vespai. [...] Sicché presso i barbari anche oggi si suole dire che non c'è nulla al mondo più coraggioso di una vespa attica".
Nella metereologia popolare si sosteneva che quando apparivano molte vespe durante l'autunno, l'inverno successivo sarebbe stato rigido.
In una favola di Fedro, A proposito di quei favi, la vespa nei panni del giudice ha eccezionalmente una connotazione positiva, come immagine di saggezza e di equilibrio:

Le api fecero i favi, sulla quercia,
e i fuchi, buoni a nulla, si dicevano
proprietari dei favi.
Si finì in tribunale. Il giudice, una vespa,
che conosceva bene queste e quelli,
avanzò una proposta alle due parti:
"La taglia è affine, l'apparenza eguale:
è legittimo il dubbio intorno al fatto.
Ma sono scrupolosa e non vorrei
mai peccare di poca avvedutezza:
preparate le celle con la cera;
che dal gusto del miele e dalla buona
forma del favo l'evidenza mostri
chi costruì quelli di cui si discute".
I fuchi si opposero, accettarono le api.
Fu allora emessa la sentenza:
"Chi non sa fare i favi e chi li ha fatti
si vede, e alle api rendo il loro frutto"

Alfredo Cattabiani - Volario -










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