giovedì 20 agosto 2009

Peperoncino (Capsicum annuum)











"Il rossardente diavoletto folle del peperoncino" (D'Annunzio)

(a Pescara e a Chieti viene chiamato cazzariello o lazzaretto)

Il peperoncino (Capsicum annuum) arrivò nel 1514 in Europa insieme con il più grosso Peperone del Messico, dov’erano entrambi coltivati fin dai tempi precolombiani. Secondo un mito tolteco (i toltechi erano un popolo nativo americano dell'epoca pre-colombiana che dominò gran parte del Messico centrale tra il X ed il XII secolo. La loro lingua - il nahuatl- era parlata anche dagli aztechi) il dio Tezcatlipoca apparve per la prima volta alla futura sposa, figlia del serpente piumato Quetzalcóatl, nelle sembianze di un venditore di peperoncino.
Fu adottato quasi immediatamente come spezia per insaporire le vivande. Il Mattioli nel 1568 ne parla già come di una pianta comune, chiamandolo "pepe d'India" o "pepe cornuto" o, come vogliono altri, "siliquastro". Castore Durante, dopo averlo descritto con i suoi fiori bianchi da cui escono i frutti "che son guaine simili a cornetti", ne decanta le virtù come condimento: " Si una in tutti i condimenti de i cibi perchè è di miglior gusto che il pepe commune e per farlo più piacevole si pestano le sue guaine insieme col seme e s'incorporan con pasta, e se ne fan pan biscotto, il quale accompagnato con le spetie communi le moltiplica con non ingrado sapore, e i pezzetti delle guaine fatte bollire nel brodo sono condimento eccellentissimo. Conforta molto questo pepe, risolve le ventosità, è buono per il petto e anche per coloro che sono di frigida complessione (insomma riferito a uno che non arrizza o a una che non gli va di scopare) e conforta corroborando i membri principali".
Essendo caldo e secco nel quarto grado non poteva non evocare gli Inferi solari e purificatori. Fu chiamato benevolmente "diavoletto" nel nostro Meridione, dove si diffuse rapidamente e divenne l'aroma preferito, come testimonia lo stesso D'Annunzio chiamandolo "rossardente diavoletto folle". E' detto diavulillu in Molise e nella vicina Campania, tiavulicchiu nelle Puglie, diavulicchiu in Lucania, ma anche frangisello, pupon, zafarano, mericanill, mentre a Pescara e a Chieti diventa, cazzariello, ma anche lazzaretto, e in Calabria pipariellu, pipazzu, pipi vruscente (bruciante) e cancariello.
Alfredo Cattabiani - Florario -

Nessun commento:

Posta un commento